Quando uno risorge ci sono anche le bende...

V domenica di Quaresima - anno A


Quando si guarda al cielo, tuffando lo sguardo nel bagliore del sole, tutto viene cancellato da quella luminosità: l’azzurro, la nuvoletta passeggera, la rondine che passa, ma se si prendono degli occhiali opportunamente predisposti, si riesce a vedere tutto ciò che prima la luce infuocata aveva fatto sparire.
Così è anche del sole della Parola che è annunciata nel brano del Vangelo di oggi: mettendo “gli occhiali da sole” si riesce ad ammorbidire la luce forte che promanano le grandi figure di Marta e di Maria e si riesce a vedere qualcosa che prima spariva allo sguardo.
Si riesce a vedere Gesù che dopo aver gridato: “Lazzaro vieni fuori” e ottenuto il suo ritorno in vita dal buio del sepolcro aggiunge:
“Liberatolo e lasciatelo andare”.
Frase brevissima e nel contempo grandiosa e singolare: “liberatelo e lasciatelo andare”.
Dopo il miracolo fra i più grandi che senso ha fermarsi davanti a un sudario e poche bende? Colui che ha avuto la potenza di far tornare in vita un morto non ha più parole perché le bende si sciolgano da sole?
Cristo si ritrae perché, pur facendo tutto, non intende per rispetto nostro e della nostra libertà, fare “oltre”. Gesù, cioè, ci chiama in causa, dichiara di avere bisogno di noi, sia pure per un atto marginale eppure importante.
La vita è tornata, ma nella vita occorre rientrare e per questo occorre abbandonare gli abiti di morte per rimettersi quelli della vita: il simbolo sta a ricordare che se da un lato c’è la grazia, dall’altro, dentro di essa, si deve camminare con le nostre gambe (“Lazzaro esci fuori”) e nella compagnia di fede con le persone che Dio ci dona (“Liberatolo e lasciatelo andare”).
Le considerazioni sono semplici e credo vere, ma può esserci il momento in cui tante parole possono passare per astratte o come richiami forse accettabili, ma pur sempre espressione di un qualcosa di lontano, di molto fumoso per la sua lontananza e incapace, per questo, di ferire o smuovere ciò in cui ormai ci siamo abituati.
Gli “occhiali da sole” che permettono di vedere dentro alla grande luce del sole, però, ci vengono ulteriormente in aiuto perché non hanno finito con le “sorprese” : grazie ad essi, possiamo anche vedere ciò che vedeva Lazzaro quando saltellando si affacciò sulla porta del suo sepolcro.
Lazzaro vide la luce ritagliata nel buio del sepolcro attraverso il varco aperto dalla pietra rotolata via, vide i suoi, risentì il profumo delle cose della sua casa, del pane, degli aromi, vide gli occhi pieni di pianto delle sue sorelle e vide Lui che aveva appena finito di gridare: “Lazzaro vieni fuori”. Quelle cose di sempre, le vide e le sentì come le sentiva prima di morire?

Quando si rinasce, la tazzina di caffè col suo aroma e il volto amato che te la porge sono ancora uguali?
Il problema sta nelle cose, nelle persone che ci circondano o nel rinascere?